VACCINI CANE

 

Le profilassi vaccinali eseguite presso l’AVM seguono le più recenti linee guida indicate dalla WORLD SMALL ANIMAL VETERINARY ASSOCIATION (WSAVA)

Per i vostri cuccioli di cane è necessario somministrare i vaccini già dalle prime settimane di vita a partire da 6 – 8 settimane che dovranno essere seguiti da almeno 2 vaccini a intervallo di 3-4 settimane. Ovviamente i piani vaccinali possono variare a seconda dell’età e dello stile di vita del cane che andranno esaminati con il veterinario. I richiami successivi avranno cadenze annuali periodiche durante tutto l’arco della vita.

Un corretto piano vaccinale per un cucciolo deve prevedere le seguenti valenze:

Parvovirosi (sigla vaccinale “P”):
E’ una gravissima malattia infettiva sostenuta da un parvovirus, che colpisce il cane con particolare incidenza nei cuccioli fino ai sei mesi di età, anche se non manca di mietere vittime fra gli adulti.
La trasmissione avviene attraverso il contatto con feci infette e con attrezzature ed ambienti con i quali sono venuti a contatto animali ammalati. In tutto questo meccanismo gioca un ruolo fondamentale la notevole resistenza del virus nell’ambiente esterno, fino addirittura a diversi mesi.
L’organo bersaglio è l’intestino, in particolare l’epitelio delle cripte ad elevato indice mitotico (cellule con alto tasso di ricambio). Il sintomo principale è quindi la diarrea: inarrestabile, violentissima, emorragica, che causa nel cane uno stato di profonda disidratazione che spesso lo porta a morte; a questo si aggiungono vomito, evidente abbattimento, anoressia, shock endotossico (per assorbimento di tossine, a causa della mancanza di barriera fra il contenuto intestinale ed il sangue), irruzione di batteri opportunisti.

La terapia è rivolta a limitare i danni: supporto con liquidi in vena per contrastare la disidratazione e gli squilibri elettrolitici, antibiotici per evitare che i batteri dilaghino in un ambiente a loro favorevole, eventuali antiemetici per controllare il vomito, immunoglobuline (sieri iperimmuni) che a volte danno risultati.
La prognosi è ovviamente riservata, soprattutto in cucciolate di pochissime settimane. Ma è necessario aggiungere che quando il cane supera i primi 3 o 4 giorni di diarrea, ha di solito discrete probabilità di farcela.

– Cimurro (sigla vaccinale “C”):
E’ causato da un paramixovirus, strettissimo parente di quello che causa il morbillo nell’uomo. Colpisce cani e canidi in generale (volpe, lupo, coyote, ecc.) di qualsiasi età, oltre a mustelidi (furetto, visone, ecc.) e procioni. Pare possa essere veicolato anche da felini esotici, ma non dal gatto domestico.
La principale fonte d’infezione è l’aerosol, che non necessita di contatto diretto ma solo di vicinanza fra i cani (negozi, canili, ecc.). L’ingresso del virus nell’organismo attraverso le vie respiratorie causa una prima infezione a carico di tonsille e linfonodi bronchiali. Da qui la malattia inizia a diffondersi, causando una sintomatologia piuttosto variabile a seconda della condizione immunitaria dell’ospite, con particolare interessamento del sistema nervoso centrale e grave immunodepressione.
I principali sintomi sono inizialmente generici: malessere, anoressia, febbre (generalmente con due picchi a dieci-quindici giorni di distanza l’uno dall’altro).
A questi seguono manifestazioni più tipiche, come rinite e congiuntivite inizialmente sierose, poi mucopurulente; polmonite, broncopolmonite, vomito e diarrea completano il quadro, per giungere alla più tipica, e purtroppo spesso terminale, manifestazione della malattia ovvero il coinvolgimento del sistema nervoso, con incoordinazione motoria, convulsioni, modificazioni del carattere, cecità, contrazioni involontarie della muscolatura, ipercheratosi dei cuscinetti plantari.
La prognosi è sempre riservata, spesso infausta, soprattutto per la immunodepressione causata da questo virus e le conseguenti infezioni batteriche secondarie.
La terapia è in massima parte di tipo sintomatico, con copertura antibiotica per contrastare le sovrainfezioni batteriche, l’impiego di un siero iperimmune è utile solo finché il virus non si trova nel sistema nervoso, dove risulta difficilmente raggiungibile.

– Epatite infettiva (sigla vaccinale “H”):
E’ anch’essa causata da un virus (adenovirus canino tipo 1), correlato ma distinto da quello che provoca la tosse dei canili (tipo 2).
Colpisce solo i canidi e, data l’efficacia della vaccinazione, se ne segnalano in Italia solo pochissimi casi, il cui reservoir è da ricercarsi nei cani rinselvatichiti (e quindi non sottoposti a trattamenti immunizzanti).
Durante l’infezione acuta, il virus è presente in tutti i tessuti ed eliminato anche con le urine. E’ estremamente resistente alla inattivazione ed alla disinfezione, rendendo possibile la sua diffusione tramite attrezzi ed ectoparassiti.
La penetrazione avviene per via oronasale ed a questo punto la malattia può evolvere secondo un decorso estremamente vario per gravità, ma che coinvolge sempre il fegato, principale organo bersaglio. Si va infatti da un’epatite cronica attiva di durata anche notevole, fino alla necrosi epatica iperacuta, che porta a morte l’animale in poche ore.
Oltre al fegato, vengono colpiti i reni determinando glomerulonefrite, la cornea con edema che crea opacamento detto “occhio blu”, uveite anteriore, è  colpito l’endotelio dei vasi sanguigni determinando CID, o coagulazione intravasale disseminata, che causa ecchimosi e petecchie.
La sintomatologia è quindi varia, comprendendo febbre, vomito, diarrea, dolori addominali, ingrossamento linfonodale, emorragie, segni di interessamento nervoso. I sintomi oculari possono essere concomitanti all’infezione acuta o seguire la guarigione.
Per cambiare, il trattamento è solo di supporto alla patologia epatica. Si può eventualmente tentare anche con un siero iperimmune, sulla cui efficacia la letteratura è però discordante.

– Leptospirosi (sigla vaccinale “L”):
E’ una zoonosi (malattia che colpisce sia gli animali che l’uomo) sostenuta da diversi sierotipi di Leptospira, che non è un virus ma un organismo unicellulare simile ad un batterio. Il serbatoio della leptospirosi sono gli animali selvatici, topi e ratti innanzitutto.
L’ospite definitivo si infetta generalmente attraverso l’ingestione di cibi contaminati dalle urine di animali eliminatori, bevendo da pozze di acqua stagnante oppure per contatto attraverso ferite aperte.
L’infezione, a seconda della varietà di leptospira in questione e dello stato dell’animale, causa una sintomatologia da grave a gravissima. Gli organi colpiti sono soprattutto i reni (insufficienza renale per danno ai tubuli) ed il fegato (necrosi acuta, ittero, fibrosi ed epatite cronica attiva).
Nell’uomo la sintomatologia è altrettanto grave, la malattia evolve con febbre, depressione, vomito, anoressia, dolori muscolari, insufficienza renale ed epatica, ittero. Se non diagnosticata tempestivamente può essere mortale. La terapia, valida solo finché i danni renali ed epatici non diventano irreversibili, è a base di penicilline e tetracicline. Ciò non toglie che quasi sempre il cane ammalato resta seppure guarito clinicamente, eliminatore a vita e perciò potenzialmente fonte d’infezione.

I richiami successivi saranno concordati con il vostro veterinario

Se il cane non ha ancora completato il piano di vaccinazioni obbligatorie (fine prevista a 16 settimane), è preferibile evitare il contatto con altri cani  potenzialmente infetti e quindi si consiglia di tenerlo in casa o in ambienti in cui possa muoversi ma senza contatto con altri animali.

I vaccini si basano sulla capacità del corpo dell’animale di produrre anticorpi quando viene inoculato il virus inattivo. Nel caso in cui il cane dovesse, successivamente, entrare a contato con il virus il suo corpo avrà già gli anticorpi necessari per debellare la malattia.

Non è consigliabile somministrare vaccini a cuccioli troppo piccoli per 2 motivi principali:

  • durante l’allattamento il cucciolo è protetto dal latte materno che contiene tutti gli anticorpi
  • in giovanissima età, il corpo potrebbe non essere in grado di contrastare il virus inattivo.

Molti si chiedono se ci sono rischi nel somministrare i vaccini, i rischi più comuni sono un  un leggero gonfiore nella sede l’iniezione, febbre, shock anafilattico dovuto ad intolleranza verso il vaccino e raramente morte.

E’ importante sapere però che queste ultime reazioni sono rare e comunque inferiori, per numero e gravità, a ciò che accadrebbe in caso di infezione della malattia per la quale il vostro animale viene vaccinato.

Le valenze sopra considerate sono quelle che devono inderogabilmente essere presenti all’interno di un piano vaccinale protettivo per il vostro cane. Oltre a queste vi sono altri presidi immunitari che devono essere presi in considerazione a seconda dello stile di vita del soggetto, per esempio cani che viaggiano, due valenze possono essere identificate in questo profilo ovvero la profilassi antirabbica e antileishmaniotica. La prima è obbligatoria per tutti i cani che espatriano e deve essere registrata contestualmente sul data base dell’Anagrafe Canina Regionale e sul passaporto, ma che cos’è e come si manifesta la Rabbia?

Rabbia

Il virus della rabbia è un virus ad RNA a singola elica che appartiene alla famiglia dei Rhabdovirus. All’interno di questa famiglia è compreso il genere Lyssavirus, che include il gruppo degli agenti che causano la rabbia negli animali e negli esseri umani. La rabbia coinvolge il sistema nervoso e le ghiandole salivari e ne esistono di tue tipi:

Rabbia Furiosa

Rabbia Paralitica

Non è tuttavia molto chiara la distinzione tra un tipo e l’altro in quanto vi sono anche forme miste ed inoltre non tutti gli animali seguono la sequenza dei sintomi mentre la malattia progredisce. Nel cane e nel gatto, salvo qualche differenza, le fasi nelle quali si possono inquadrare i sintomi della rabbia sono le seguenti:

Fase iniziale o prodromica:

dura due o tre giorni. Il soggetto mostrerà ansia, nervosismo, febbre.  Gli animali socievoli diventeranno molto irritabili e tenderanno a leccarsi insistentemente la parte colpita dal morso dell’animale infetto. Spesso non hanno riflessi palpebrali e la pupilla dilatata.

Forma furiosa:

questa si sviluppa dal 1 al settimo giorno dal morso. Gli animali colpiti diventano irascibili, agitati e sono fortemente infastiditi dalla luce, tentano di mordere oggetti immaginari, appaiono disorientati, scoordinati e possono avere anche attacchi epilettici.

Forma paralitica:

ha un’incubazione da 1 a 10 giorni anche se si manifesta in 2- 4 giorni. L’animale si paralizza nel treno posteriore. Se però è stato morso sul muso, sarà il  nervo craniale il primo ad essere colpito. Quando il virus intacca i nervi cranici, il cane sbava (scialorrea) e produce saliva schiumosa, classica della rabbia. Inoltre non potrà deglutire.  La morte sopraggiunge quando il virus ha raggiunto i muscoli respiratori.

Il miglior modo per prevenire la rabbia nel cane e nel gatto è vaccinarli con il vaccino antirabbico. In Italia la rabbia non è più presente anche se a causa delle volpi provenienti dai paesi dell’est che spesso passano in Veneto, Friuli Venezia Giulia e Trentino qualche anno vi furono dei focolai di rabbia silvestre nel Nord Est. Fino a qualche anno fa quindi per entrare in queste regioni il vaccino antirabbico era  tornato obbligatorio ma oggi la malattia della rabbia è stata eradicata di nuovo anche nel Nord-Est e pertanto (dal 2013) sebbene le Asl locali lo consigliano, il vaccino antirabbico non è più obbligatorio.

Se invece vi recate all’estero con il vostro cane o il vostro gatto, dovrete dotarli di passaporto e il vaccino antirabbico è obbligatorio, in quanto in molti paesi la rabbia è portata dagli animali selvatici e da una popolazione spesso smisurata di cani randagi. Quando si viaggia all’estero con i propri animali bisogna quindi documentarsi sulle modalità di espatrio che fatta salva la vaccinazione  antirabbica, sempre obbligatoria, possono prevedere ulteriori restrizioni.

http://www.anagrafecaninarer.it/acrer/passaporto.aspx#

Leishmaniosi Canina

La Leishmaniosi è una grave malattia causata da un protozoo, la Leishmania Infantum, che può colpire il cane (Leishmaniosi viscerale) e l’uomo (Leishmaniosi cutanea, mucocutanea, viscerale). È una delle malattie trasmesse da vettori più diffusa al mondo e si può presentare con un’ampia varietà di manifestazioni cliniche che possono differire notevolmente in termini di gravità e impatto sulla salute

FLEBOTOMI O PAPPATACI

Vettore della Leishmaniosi è il flebotomo che trasmette il microrganismo (protozoo) responsabile della malattia attraverso la puntura. I cani costituiscono il principale ospite e serbatoio per l’infezione dell’uomo ma non è possibile il contagio diretto dal cane all’uomo, da uomo a uomo e da cane a cane, perché per veicolare la malattia è sempre necessario il pappatacio.

DIFFUSIONE DELLA LEISHMANIOSI IN ITALIA

La leishmaniosi è generalmente presente nelle zone tropicali e sub-tropicali. ampliamente distribuita in tutto il bacino del Mediterraneo, comprese le isole. Con l’aumento della temperatura globale e la movimentazione dei cani infetti a seguito dei loro proprietari si assiste sempre più alla comparsa di nuovi focolai come quelli nel nord Italia. La leishmaniosi canina è un serio problema per la salute pubblica, in particolare nelle aree endemiche.

I sintomi della Leishmaniosi possono, per grandi linee, ricondursi ai seguenti:

Lesioni cutanee: progressiva rarefazione del pelo (alopecia) con intensa desquamazione secca, ulcere, erosioni e assenza di prurito.

Inappetenza e perdita di peso

Linfoadenopatia: ingrossamento dei linfonodi

Epistassi: fuoriuscita di sangue dalle narici determinata da ulcere e lesioni della mucosa nasale

Lesioni oculari

Zoppie

Anemia

Insufficienza renale

Diarrea

Onicogrifosi: crescita abnorme e ispessimento delle unghie

Per i cani che vivono in aree nelle quali è presente la leishmaniosi o vi stazionano per periodi di tempo più o meno lunghi e possibile prevedere la loro vaccinazione dopo aver accertato che non siano infetti tramite un rapido test da effettuarsi in ambulatorio.